lunedì 8 ottobre 2018

Di terre lontane, hobbit, draghi e storie da leggere e rileggere fino a consumarne le pagine

In (ri)lettura:




Ebbene sì, ci sono ricascato. Per quanto mi sforzi di limitare le riletture allo stretto indispensabile, Tolkien è uno di quegli scrittori a cui finisco sempre per tornare, presto o tardi. Arrendermi alla rilettura de Lo Hobbit è una resa tutt'altro che spiacevole, intendiamoci: ritrovare Bilbo, Gandalf, Thorin e tutta l'allegra brigata di nani, orchi, elfi e creature fantastiche che popolano la Terra di Mezzo è un po' come tornare a casa. Per chi ancora non conoscesse Lo Hobbit, ecco una breve


Introduzione scrausa:

Bilbo è uno hobbit (vedi libro) che trascorre pacificamente la propria esistenza bevendo buon vino, fumando buon tabacco da pipa e, soprattutto, mangiando buon cibo. L'elemento di rottura è rappresentato da Gandalf (vedi libro) e dal seguito di nani che si porta appresso (vedi libro), che irrompono nella vita di Bilbo e lo trascinano in quella che sarà la più grande avventura di tutti i tempi (vedi libro) (segue SPOILER de Il Signore degli Anelli), almeno finché lo stesso Gandalf (vedi altro libro) non deciderà di sconvolgere anche la vita di suo nipote (di Bilbo, non di Gandalf).

Ricapitolando il tutto, vedi libro, che fai sicuramente prima.


Considerazioni sconsiderate, ma un po' più serie:

Lo Hobbit è un romanzo fiabesco, esplicitamente rivolto a un pubblico molto giovane, ma che pone spunti di riflessione adatti a ogni età: l'imprevedibilità della vita e di conseguenza la necessità di far fronte agli imprevisti, l'importanza di valori come lealtà, onestà e amicizia, il bisogno di affrontare le proprie paure... insomma, tutte quelle tematiche che riguardano da vicino il nostro modo di essere e di relazionarci con gli altri. Uno dei messaggi di fondo più importanti del libro è che persino l'individuo dall'apparenza più insignificante può compiere grandi imprese e nobili gesta, se ha il cuore al posto giusto. In questo senso, possiamo considerare Lo Hobbit come romanzo e di formazione e formativo, laddove Bilbo si fa un po' riflesso del lettore allo specchio nemmeno troppo distorto del fantastico.


Per concludere:

Una lettura consigliabile e consigliata a tutti, soprattutto a bambini e ragazzi in età preadolescenziale, che risulta indispensabile per approcciare al meglio Il Signore degli Anelli, capolavoro indiscusso e pietra miliare della narrativa fantasy a livello mondiale.





lunedì 24 settembre 2018

A proposito di William Hope Hodgson, Arthur Machen, Howard Phillips Lovecraft e orrori abissali assortiti.

In lettura:



Premessa:

Ho terminato L'Orrore del Mare e sono nel bel mezzo de I Pirati Fantasma. Di Hodgson avevo già letto (e sicuramente rileggerò) La Casa Sull'Abisso. 


Considerazioni sconsiderate:

L'Orrore del Mare è una raccolta breve ma molto intensa: se mi passate una similitudine piuttosto scontata, leggere questi racconti è un po' come respirare a pieni polmoni, tuffarsi nel mare in tempesta e riemergere un istante prima di perdere completamente i sensi. In meno di cento pagine, Hodgson riesce a creare un grande affresco dedicato al mare e ai pericoli che vi si nascondono: no, non si tratta di squali, ma di fantasmi, creature mostruose, lamie, forze della natura che si scatenano all'improvviso... il mare stesso sembra divenire un'entità immensa, minacciosa, crudele, a guardia di una realtà completamente diversa da quella che crediamo di conoscere. In quest'ottica, racconti come Il Mare, La Bestia Orribile, Lamie, Il Mostro sono imprescindibili, anche per cogliere alcune delle suggestioni che il grande Howard Phillips Lovecraft avrebbe poi rielaborato per creare il proprio universo immaginario.

Piccolo paradosso: il racconto più interessante della raccolta non è ambientato in mare aperto. Dio, Dio, Perché Non Mi Aiuti? è un racconto incredibile in cui riecheggiano le atmosfere e le tematiche già affrontate da Arthur Machen ne Il Grande Dio Pan. Un pericoloso esperimento, il potere della suggestione, una realtà completamente invisibile che si nasconde dietro la nostra... religione, scienza, filosofia... insomma, Hodgson non tralascia nulla e ci regala una vera e propria gemma rara, tutta da riscoprire. Vorrei essere meno ermetico, ma il rischio di rovinarvi la lettura è alto.

Spero se non altro di avervi messo un po' di curiosità: fatemi sapere se avete letto qualcosa di questi autori, e cosa ne pensate. Nel frattempo, per celebrare degnamente la fine dell'estate con il mio solito, clamoroso ritardo, vado a farmi una bella grigliata. Di pesce. Da un'altra dimensione.


 Per concludere:

Se amate Lovecraft e Machen, se vi piacciono i racconti dell'orrore e le avventure marittime, se le storie di pirati, mostri e fantasmi sono il vostro pane, allora i racconti di William Hope Hodgson fanno al caso vostro. Se invece vi siete imbattuti in Hodgson ma ancora non conoscete Lovecraft (improbabile) o Machen (possibile), allora correte a procurarvi qualcosa di questi autori!


Per approfondire:

Adiaphora ha da poco ripubblicato Il Grande Dio Pan di Arthur Machen in un'interessante e pratica edizione con testo originale a fronte. Non lasciatevelo scappare!






lunedì 17 settembre 2018

Cento racconti di Ray Bradbury sulla cassa del morto e una bottiglia di rum.

In lettura: 

 Premessa doverosa:
Le mie impressioni, per ora, si limitano ai primi venti racconti della raccolta. Mi prudeva la tastiera e non ho potuto fare a meno di correre a scrivere quanto segue.

Considerazioni sconsiderate:
 In questi racconti Bradbury ci parla di alieni, marionette, arzille vecchiette che rifiutano la morte, razzi e navi spaziali, viaggi nel passato per sfuggire a società di stampo orwelliano, riunioni di famiglia tra vampiri... un caleidoscopio di storie apparentemente molto diverse tra loro, legate però da un fil rouge che emerge quasi con prepotenza: la tematica della morte.
 So cosa state pensando: "Ecco, prima ci promette un blog leggero e divertente e poi ci parla di morte." Avete ragione, sono uno stronzo, ma lasciatemi spiegare: se da una parte la fantascienza è un pretesto per spiattellarci addosso tutte le paturnie possibili e immaginabili sulla nostra futura dipartita, dall'altra è la stessa tematica della morte che diventa il pretesto per una riflessione, molto più ampia e profonda, sul nostro rapporto con il tempo, la giovinezza, la vita. 
Ecco, più m'inoltro nella lettura dei racconti di Bradbury, più mi appare chiaro che lo scopo dello scrittore è quello di raccontare e celebrare la vita umana, mettendone in luce tutti i pregi e tutti i difetti, raccontandola per quello che è: magica e meravigliosa durante l'infanzia, piena di affanni e problemi nell'età adulta, malinconica e riflessiva al tramonto. Eppure, spesso le età dell'uomo si confondono, i tempi si dilatano, gli spazi si perdono e io mi ritrovo a fare queste riflessioni mentre in TV va in onda "Non dirlo al mio capo 2", alcuni bambini in giardino tirano pallonate al muro bestemmiando allegramente come muratori bergamaschi a cui abbiano negato la pausa pranzo, e mia nonna mi fa gli occhioni da Cocker (il cane, non il cantante) e mi chiede di portarle un Crodino, perché ha sentito dire che fa bene alla digestione. Ha ragione Bradbury: i veri Marziani siamo noi.

 
Per concludere:

La raccolta è molto interessante e mi sento di consigliarla un po' a tutti, anche (e forse soprattutto) a chi la fantascienza l'ha sempre un po' snobbata.

E voi, avete già letto qualcosa di Bradbury? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti, oppure sulla pagina FB: